Tuesday, September 10, 2013

Venice – Lido: Venezia 70 - The Venice Film Festival

 

Lido: Venice 70: Golden Lion for Best Film – Sacro GRA. The Golden Lion for Best Film went to Gianfranco Rosi for his film Sacro GRA. The 70th Venice International Film Festival was directed by Alberto Barbera and organized by the Biennale di Venezia and chaired by Paolo Baratta. The jury was chaired by Bernardo Bertolucci and comprised of Andrea Arnold, Renato Berta, Carrie Fisher, Martina Gedeck, Jiang Wen, Pablo Larraín, Virginie Ledoyen, and Ryuichi Sakamoto.

 
Courtesy La Biennale di Venezia – foto ASAC

Gianfranco Rosi winner of the Golden Lion for Best Film, Sacro GRA.

 
Venice 70:  Coppa Volpi for Best Actress.    The Coppa Volpi for Best Actress went to Elena Cotta for Emma Dante’s film Via Castellana Bandiera (see below).



Venice 70: Award for Best Screenplay – Steve Coogan and Jeff Pope.  The Award for Best Screenplay went to Steve Coogan (above) and Jeff Pope for Stephen Frears Philomena, staring Judi Dench and Steve Coogan.

 

Dame Judi Dench star of Philomena.

 
Philomena’s director Stephen Frears

Courtesy La Biennale di Venezia – foto ASAC

 
Venice 70:  Marcello Mastroianni Award for Best Young Actor – Tye Sheridan.  The Marcello Mastroianni Award for Best Young Actor went to Tye Sheridan who plays besides Nicholas Cage in David Gordon Green’s film Joe.

 
Venice 70: Special Jury Prize – Die Frau des Polizisten (The Police Officer’s Wife).  The Special Jury prize went to the film – Die Frau des Polizisten (The Police Officer’s Wife), Philip Groning directed, wrote, produced and was the director of photography on the film, he is photographed above with the cast.

Die Frau des Polizisten (The Police Officer’s Wife).  Uwe, (David Zimmerschied) is a policeman in a provincial German town. When we watch him at work, it is often in the surrounding countryside. Yet this is no tale of bucolic loveliness. Uwe beats his wife Christine (Alexander Finder) with an intensity and frequency that builds throughout the film’s 175 minutes until the inevitable and tragic denouement. Initially, though, Gröning shows a happy family, the couple with their young daughter Clara out hunting Easter eggs in the woods or eating and laughing together in the kitchen.  The film is broken up into 59 chapters. 

La Moglie del Poliziotto
Chiara Dal Canto*
Special Guest contributing editor

59 capitoli che ci fanno precipitare nel dolore e nella follia, nell’annientamento e nell’isolamento.  Tutto avviene in un paese di campagna tedesco. La natura è idilliaca: alberi, boschi, campi di grano, cielo azzurro. Protagonisti una coppia e la loro bambina, descritti come un piccolo nucleo che sembra bastare a se stesso e che non ha relazioni con altri. Che, a dire il vero, non si vedono se non raramente, eccetto per l’uomo anziano che vive solo e che un paio di volte è ritratto su uno sfondo immacolato di neve. I giovani genitori appaiono dediti soprattutto alla crescita amorosa della figlia, ma il marito rivela a poco a poco il suo disagio psichico . E’ un uomo violento e la sua aggressività nei confronti della compagna aumenta progressivamente in un contesto apparentemente normale , alternata a momenti di calma, di condivisione e anche di pentimento. La moglie ha un rapporto ravvicinatissimo con la figlia, d’insegnamento ma anche di esclusività. Gli adulti hanno tra loro una relazione infantile, solo nei momenti di gioco sono felici: braccio di ferro, bolle di sapone, freccette.  L’intenzione del regista non è quella di farci vedere delle persone stupide, ma di ridurre all’essenziale i sintomi della loro relazione. Anche il paese è metaforicamente deserto, non si fanno incontri, né la bambina frequenta un asilo. La progressione del racconto avviene attraverso lo scorrere delle stagioni: l’albero prima ha l’incanto della fioritura , poi è bagnato dalla pioggerellina autunnale, di notte la volpe si avvicina alle case.  La spirale violenta aumenta, sembra non avere via di scampo se non in una soluzione tragica. Sullo sguardo spaventato e pallido della bambina si chiude l’ultima inquadratura del film. Il tema è trattato con occhio quasi clinico, senza grande emotività (non c’è musica), ma è la struttura narrativa a rendere quest’opera assolutamente particolare. 59 capitoli, alcuni rapidi come haiku, altri densi e drammatici, non creano un flusso narrativo nel quale immergersi ma costringono alla frammentazione. Sullo schermo nero viene annunciato prima il numero del capitolo poi la sua fine: respiro del racconto, battito del suo cuore, tempo di riflessione, pulsazioni della malattia che sta crescendo, pausa per lo spettatore. E’ un film molto triste ma suscita interesse per il suo modo inconsueto di raccontare una realtà diffusa e spesso nascosta. Sollecita una viva partecipazione senza usare i mezzi con i quali il pubblico viene  normalmente coinvolto in questo genere di dramma. Cerca, con successo, un’altra strada.
*Chiara Dal Canto returns to the cinema, after a career in the world of design journalism.

 Courtesy La Biennale di Venezia – foto ASAC




  Venice 70: Orizzonti Award for Best Director – Uberto Pasolini. The Orizzonti Award for Best Director went to Uberto Pasolini for his film Still Life. Above the producer, writer and director sits between his stars Eddie Marsan and Joanne Froggatt.

 

Venice 70: Nice Girls Don’t Stay for Breakfast (work in progress) – Bruce Weber.  Photographer and film director Bruce Weber’s work in progress, Nice Girls Don’t Stay for Breakfast, about Robert Mitchum was followed by his 1988 his Oscar-nominated film Let’s get Lost about jazz’s great Chet Baker.

 

 
Venice 70: Venezia 70 Future Reloaded.    In celebration of the 70th Venice International Film Festival, the Biennale di Venezia has created the special project Venezia 70 Future Reloaded.  70 movie directors from all over the world have been invited to make a short film lasting between 60 and 90 seconds, in total creative freedom. The invitation has been accepted by great maestros, well-known directors, and young filmmakers of recognized talent. All have participated at the Venice Film Festival at least once over the past twenty years. Future Reloaded is both a collective movie tribute to the Festival (the world’s first film festival to celebrate its 70th edition) and a reflection on the future of cinema, as filtered through the personal artistic insight of each of the participating directors.


Venezia 70 - Future Reloaded
Chiara Dal Canto*
Special Guest contributing editor

Per festeggiare i 70 anni del Festival del Cinema di Venezia il direttore artistico Alberto Barbera ha proposto a 70 registi di realizzare un cortometraggio, compreso tra i 60 e i 90 secondi, nel quale esprimere il proprio punto di vista sul futuro della settima arte. Così è nato Venezia 70 - Future Reloaded, film che ha offerto una panoramica sorprendente per varietà, immaginazione e ricchezza diinvenzioni e che forse nel fitto programma festivaliero non ha avuto il rilievo meritato. Perché in un minuto e mezzo si può dire veramente molto e i frammenti di questo ampio mosaico testimoniano come il cinema sia capace di sintetizzare in un tempo così compresso storie e idee, sguardi e ricordi, aspirazioni e nostalgie.  La creatività si manifesta liberamente: fulminanti racconti, come quello di Nicolas Pereda (una coppia gioca in modo anticonvenzionale con la proposta di matrimonio mentre ciascuno è occupato a utilizzare il proprio telefonino); riflessioni autoironiche, quelle di Catherine Breillat (un gruppo di giovani che indecisi su che film vedere scartano il suo perchè ritenuto troppo pesante senza sapere che lei li sta ascoltando); brevi squarci di poesia, come il viaggio in auto sotto una pioggia torrenziale che a poco a poco cede il passo a una schiarita, firmato da Apichatpong Weerasethakul, che con grande povertà di mezzi e notevole efficacia ci dice che se il cinema attraversa un momento di crisi non bisogna smettere di sperare in tempi migliori.  Alcuni autori scelgono di entrar in scena (Amos Gitai con la voce fuori campo di Jeanne Moreau; Kim Ki-duk in un incontro tenerissimo con la madre anziana che a fatica cucina per lui; Paul Schrader si autofilma con una steadycam mentre fa jogging e riflette su un futuro possibile; Bernardo Bertolucci che, senza apparire, attraverso l’infermità scopre uno sguardo nuovo). Alcuni si affidano ai classici (Shirin Neshat) e propongono smaglianti immagini in bianco e nero (Marlen Khutsiev). Tra i più belli? Monte Helmann ci rende spettatori di una separazione per poi riportarci rapidamente alla realtà di un set cinematografico. Ma il nostro coinvolgimento al dolore della donna abbandonata è già all’apice. Come solo il cinema sa provocare.
*Chiara Dal Canto returns to the cinema, after a career in the world of design journalism.






  Venice 70 – Palo Alto - Gia Coppola.  Palo Alto’s producer James Franco, director Gia Coppola and one of its stars Claudia Levy.

 
Man of the moment, James Franco director of Child of God at the press conference with the star Scott Haze.




Venice 70: Lion of the Future – “Luigi De Laurentiis” – Venice Award for Debut Film. - Noaz Deshe. The prize Lion of the Future – “Luigi De Laurentiis” went to Noaz Deshe for his film White Shadow, as well as a prize of 100,000$, donated by Filmauro di Aurelio e Luigi De Laurentiis to be divided equally between the director and the producers. The movie was produced by Francesco Melzi d’Eril and Ginevra Elkann in the photo with the director and also Eva Riccabono, Ryan Gosling, Stefano Gallini-Durante, amongst others, the producers list reads literally like a talented young who’s Who.

 
 
Venice 70: Photo Call. The photographers who actually got a “Maccaroni”, a special pass that grants you access to the Photo Call room!

 


Venice 70 – Locke. Locke is the wonderful second film from UK writer-director Steven Knight and Tom Hardy plays Ivan Locke. Locke is the story of one man’s life unravelling in a tension-fuelled 90-minute race against time. Ivan Locke has the perfect family, his dream job, and tomorrow should be the crowning moment of his career. But one phone call will force him to make a decision that will put it all on the line.

Locke
Chiara Dal Canto*
special guest contributing editor

Un uomo nella notte si mette alla guida della sua macchina. Nell’arco del suo viaggio che dura un’ora e mezza, quanto il film, con una gamma di inquadrature assai ridotta, il suo volto, lo schermo che illumina la sua rubrica telefonica, le luci del traffico, entriamo così vivamente nella sua vita e  partecipiamo al momento drammatico che sta vivendo, da rimanerne inesorabilmente impigliati. Fa e riceve una serie di telefonate attraverso le quali veniamo a sapere che la sua destinazione è un ospedale di maternità dove sta per nascere un figlio che è il frutto di un incontro occasionale, rimasto l’unico, con una donna che a malapena conosce e verso la quale non prova alcun sentimento. Nel corso del viaggio dovrà comunicarlo alla moglie che ama e alla quale è fedele da quindici anni e cercherà di tenere aperto il dialogo con i figli che lo aspettano per una serata speciale davanti a un match televisivo. E ancora, dovrà padroneggiare una complessissima situazione di lavoro che richiederebbe la sua presenza. Ma ha deciso di rischiare tutto per assistere alla nascita di questo figlio non voluto. Lo fa per riscattare la ferita che è all’origine della sua esistenza: l’abbandono del padre in una analoga circostanza. Le conversazioni si alternano: dalle istruzioni al collega che lo sostituirà con gli imprevisti del caso alla moglie disperata e incredula, dal suo capo che lo licenzia alla donna che sta per partorire in uno stato di grande fragilità. “Poco fa avevo tutto – dice – un lavoro, una casa e una moglie. Ora non ho più nulla”. Ma sarà il suo senso di responsabilità, così alto e nobile, a rassicurare lo spettatore circa l’happy ending. Nel filone dei film dove la parola prevale sull’immagine, Locke vanta una scrittura e una recitazione impeccabili e fa lavorare con ottimi risultati la nostra immaginazione.
*Chiara Dal Canto returns to the cinema, after a career in the world of design journalism.




 
Venice 70: La Vida Despues – Premier. La Vidas Despues, director David Pablos and with his cast above.

 

Venice 70: Je m’appelle Hmmm… In Je m’appelle Hmmm…, fashion designer Agnes B’s first movie as writer and director, in which Céline, 11 (Lou-Lelia Demerliac), meets Peter (Douglas Gordon), 40. Together they go on a "luminous journey" in his beautiful red truck. She, escaping her desperate and incestuous father; he, far from his native England and the….
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