Lido: Venice 70: Golden Lion for
Best Film – Sacro GRA. The Golden Lion for Best Film went to Gianfranco Rosi
for his film Sacro GRA. The 70th Venice
International Film Festival was directed by Alberto Barbera and organized by the Biennale di Venezia and chaired by Paolo Baratta. The jury was chaired by Bernardo Bertolucci and comprised of Andrea Arnold, Renato Berta, Carrie Fisher, Martina Gedeck, Jiang Wen,
Pablo Larraín, Virginie Ledoyen, and Ryuichi Sakamoto.
Courtesy
La Biennale di Venezia – foto ASAC
Gianfranco
Rosi winner of the Golden Lion for Best Film, Sacro GRA.
Venice 70: Coppa Volpi for Best Actress. The Coppa Volpi for Best Actress went to
Elena Cotta for Emma Dante’s film Via Castellana Bandiera (see below).
Venice 70: Award for Best Screenplay
– Steve Coogan and Jeff Pope. The Award
for Best Screenplay went to Steve Coogan (above) and Jeff Pope for Stephen
Frears Philomena, staring Judi Dench and Steve Coogan.
Dame Judi Dench star of Philomena.
Philomena’s director Stephen Frears.
Courtesy
La Biennale di Venezia – foto ASAC
Venice 70: Marcello Mastroianni Award for Best Young
Actor – Tye Sheridan. The Marcello
Mastroianni Award for Best Young Actor went to Tye Sheridan who plays besides
Nicholas Cage in David Gordon Green’s film Joe.
Venice 70: Special Jury Prize – Die
Frau des Polizisten (The Police Officer’s Wife). The Special Jury prize went to the film – Die
Frau des Polizisten (The Police Officer’s Wife), Philip Groning directed,
wrote, produced and was the director of photography on the film, he is
photographed above with the cast.
Die Frau des Polizisten (The Police
Officer’s Wife). Uwe, (David
Zimmerschied) is a policeman in a provincial German town. When we watch him at
work, it is often in the surrounding countryside. Yet this is no tale of
bucolic loveliness. Uwe beats his wife Christine (Alexander Finder) with an
intensity and frequency that builds throughout the film’s 175 minutes until the
inevitable and tragic denouement. Initially, though, Gröning shows a happy
family, the couple with their young daughter Clara out hunting Easter eggs in
the woods or eating and laughing together in the kitchen. The film is broken up into 59 chapters.
La Moglie del Poliziotto
Chiara Dal
Canto*
Special
Guest contributing editor
59
capitoli che ci fanno precipitare nel dolore e nella follia, nell’annientamento
e nell’isolamento. Tutto avviene in un
paese di campagna tedesco. La natura è idilliaca: alberi, boschi, campi di
grano, cielo azzurro. Protagonisti una coppia e la loro bambina, descritti come
un piccolo nucleo che sembra bastare a se stesso e che non ha relazioni con
altri. Che, a dire il vero, non si vedono se non raramente, eccetto per l’uomo
anziano che vive solo e che un paio di volte è ritratto su uno sfondo
immacolato di neve. I giovani genitori appaiono dediti soprattutto alla
crescita amorosa della figlia, ma il marito rivela a poco a poco il suo disagio
psichico . E’ un uomo violento e la sua aggressività nei confronti della
compagna aumenta progressivamente in un contesto apparentemente normale ,
alternata a momenti di calma, di condivisione e anche di pentimento. La moglie
ha un rapporto ravvicinatissimo con la figlia, d’insegnamento ma anche di esclusività.
Gli adulti hanno tra loro una relazione infantile, solo nei momenti di gioco
sono felici: braccio di ferro, bolle di sapone, freccette. L’intenzione del regista non è quella di
farci vedere delle persone stupide, ma di ridurre all’essenziale i sintomi
della loro relazione. Anche il paese è metaforicamente deserto, non si fanno
incontri, né la bambina frequenta un asilo. La progressione del racconto
avviene attraverso lo scorrere delle stagioni: l’albero prima ha l’incanto
della fioritura , poi è bagnato dalla pioggerellina autunnale, di notte la
volpe si avvicina alle case. La spirale
violenta aumenta, sembra non avere via di scampo se non in una soluzione
tragica. Sullo sguardo spaventato e pallido della bambina si chiude l’ultima
inquadratura del film. Il tema è trattato con occhio quasi clinico, senza
grande emotività (non c’è musica), ma è la struttura narrativa a rendere
quest’opera assolutamente particolare. 59 capitoli, alcuni rapidi come haiku,
altri densi e drammatici, non creano un flusso narrativo nel quale immergersi
ma costringono alla frammentazione. Sullo schermo nero viene annunciato prima
il numero del capitolo poi la sua fine: respiro del racconto, battito del suo
cuore, tempo di riflessione, pulsazioni della malattia che sta crescendo, pausa
per lo spettatore. E’ un film molto triste ma suscita interesse per il suo modo
inconsueto di raccontare una realtà diffusa e spesso nascosta. Sollecita una
viva partecipazione senza usare i mezzi con i quali il pubblico viene normalmente coinvolto in questo genere di
dramma. Cerca, con successo, un’altra strada.
*Chiara Dal
Canto returns to the cinema, after a career in the world of design journalism.
Courtesy
La Biennale di Venezia – foto ASAC
Venice 70: Orizzonti Award for Best
Director – Uberto Pasolini. The Orizzonti Award for Best Director went to
Uberto Pasolini for his film Still
Life. Above the producer, writer and director sits between his stars Eddie
Marsan and Joanne Froggatt.
Venice 70: Nice Girls Don’t Stay for
Breakfast (work in progress) – Bruce Weber.
Photographer and film director Bruce Weber’s work in progress, Nice
Girls Don’t Stay for Breakfast, about Robert Mitchum was followed by his 1988
his Oscar-nominated film Let’s get Lost about jazz’s great Chet Baker.
Venice 70: Venezia 70 Future Reloaded. In celebration of the 70th Venice International Film Festival, the Biennale di Venezia has created the
special project Venezia 70 Future Reloaded. 70
movie directors from all over the world have been invited to make a short film lasting between 60 and 90 seconds,
in total creative freedom. The invitation has been accepted by great maestros,
well-known directors, and young filmmakers of recognized talent. All have
participated at the Venice Film Festival at least once over the past twenty
years. Future Reloaded is both a
collective movie tribute to the Festival (the world’s first film festival to
celebrate its 70th edition) and a reflection on the future of cinema, as
filtered through the personal artistic insight of each of the participating
directors.
Venezia
70 - Future Reloaded
Chiara Dal Canto*
Special Guest contributing editor
Per
festeggiare i 70 anni del Festival del
Cinema di Venezia il direttore artistico Alberto Barbera ha proposto a 70 registi di realizzare un
cortometraggio, compreso tra i 60 e i 90 secondi, nel quale esprimere il
proprio punto di vista sul futuro della settima arte. Così è nato Venezia 70 - Future Reloaded, film che
ha offerto una panoramica sorprendente per varietà, immaginazione e ricchezza
diinvenzioni e che forse nel fitto programma festivaliero non ha avuto il
rilievo meritato. Perché in un minuto e mezzo si può dire veramente molto e i
frammenti di questo ampio mosaico testimoniano come il cinema sia capace di
sintetizzare in un tempo così compresso storie e idee, sguardi e ricordi,
aspirazioni e nostalgie. La creatività
si manifesta liberamente: fulminanti racconti, come quello di Nicolas Pereda (una coppia gioca in
modo anticonvenzionale con la proposta di matrimonio mentre ciascuno è occupato
a utilizzare il proprio telefonino); riflessioni autoironiche, quelle di Catherine Breillat (un gruppo di
giovani che indecisi su che film vedere scartano il suo perchè ritenuto troppo
pesante senza sapere che lei li sta ascoltando); brevi squarci di poesia, come
il viaggio in auto sotto una pioggia torrenziale che a poco a poco cede il
passo a una schiarita, firmato da Apichatpong
Weerasethakul, che con grande povertà di mezzi e notevole efficacia ci dice
che se il cinema attraversa un momento di crisi non bisogna smettere di sperare
in tempi migliori. Alcuni autori
scelgono di entrar in scena (Amos Gitai
con la voce fuori campo di Jeanne Moreau;
Kim Ki-duk in un incontro
tenerissimo con la madre anziana che a fatica cucina per lui; Paul Schrader si autofilma con una
steadycam mentre fa jogging e riflette su un futuro possibile; Bernardo Bertolucci che, senza
apparire, attraverso l’infermità scopre uno sguardo nuovo). Alcuni si affidano
ai classici (Shirin Neshat) e
propongono smaglianti immagini in bianco e nero (Marlen Khutsiev). Tra i più belli? Monte Helmann ci rende spettatori di una separazione per poi
riportarci rapidamente alla realtà di un set cinematografico. Ma il nostro
coinvolgimento al dolore della donna abbandonata è già all’apice. Come solo il
cinema sa provocare.
*Chiara Dal
Canto returns to the cinema, after a career in the world of
design journalism.
Venice 70 – Palo Alto - Gia
Coppola. Palo Alto’s producer James
Franco, director Gia Coppola and one of its stars Claudia Levy.
Man of the moment, James Franco director
of Child of God at the press conference with the star Scott Haze.
Venice 70:
Lion of the Future –
“Luigi De Laurentiis” – Venice Award for Debut Film. - Noaz Deshe. The prize Lion of the
Future – “Luigi De Laurentiis” went to Noaz Deshe for his film White Shadow, as
well as a prize of 100,000$, donated by Filmauro
di Aurelio e Luigi De
Laurentiis to be divided equally between the director and the producers.
The movie was produced by Francesco Melzi d’Eril and Ginevra Elkann in the
photo with the director and also Eva Riccabono, Ryan Gosling, Stefano
Gallini-Durante, amongst others, the producers list reads literally like a talented young who’s Who.
Venice 70: Photo Call. The photographers who actually got a “Maccaroni”, a special pass that grants you
access to the Photo Call room!
Venice 70 – Locke. Locke
is the wonderful second film from UK writer-director Steven Knight and Tom
Hardy plays Ivan Locke. Locke is the story of one man’s life unravelling in a
tension-fuelled 90-minute race against time. Ivan Locke has the perfect
family, his dream job, and tomorrow should be the crowning moment of his
career. But one phone call will force him to make a decision that will put it
all on the line.
Locke
Chiara Dal
Canto*
special
guest contributing editor
Un uomo nella
notte si mette alla guida della sua macchina. Nell’arco del suo viaggio che
dura un’ora e mezza, quanto il film, con una gamma di inquadrature assai
ridotta, il suo volto, lo schermo che illumina la sua rubrica telefonica, le
luci del traffico, entriamo così vivamente nella sua vita e partecipiamo al momento drammatico che sta
vivendo, da rimanerne inesorabilmente impigliati. Fa e riceve una serie di
telefonate attraverso le quali veniamo a sapere che la sua destinazione è un
ospedale di maternità dove sta per nascere un figlio che è il frutto di un
incontro occasionale, rimasto l’unico, con una donna che a malapena conosce e
verso la quale non prova alcun sentimento. Nel corso del viaggio dovrà
comunicarlo alla moglie che ama e alla quale è fedele da quindici anni e
cercherà di tenere aperto il dialogo con i figli che lo aspettano per una
serata speciale davanti a un match televisivo. E ancora, dovrà padroneggiare
una complessissima situazione di lavoro che richiederebbe la sua presenza. Ma
ha deciso di rischiare tutto per assistere alla nascita di questo figlio non
voluto. Lo fa per riscattare la ferita che è all’origine della sua esistenza:
l’abbandono del padre in una analoga circostanza. Le conversazioni si
alternano: dalle istruzioni al collega che lo sostituirà con gli imprevisti del
caso alla moglie disperata e incredula, dal suo capo che lo licenzia alla donna
che sta per partorire in uno stato di grande fragilità. “Poco fa avevo tutto –
dice – un lavoro, una casa e una moglie. Ora non ho più nulla”. Ma sarà il suo
senso di responsabilità, così alto e nobile, a rassicurare lo spettatore circa
l’happy ending. Nel filone dei film dove la parola prevale sull’immagine, Locke
vanta una scrittura e una recitazione impeccabili e fa lavorare con ottimi
risultati la nostra immaginazione.
*Chiara Dal
Canto returns to the cinema, after a career in the world of design journalism.
Venice 70: La Vida Despues
– Premier. La Vidas Despues, director David Pablos and with his cast above.
Venice 70: Je
m’appelle Hmmm… In Je m’appelle Hmmm…, fashion designer Agnes B’s first
movie as writer and director, in which Céline, 11 (Lou-Lelia Demerliac), meets
Peter (Douglas Gordon), 40. Together they go on a "luminous journey"
in his beautiful red truck. She, escaping her desperate and incestuous father;
he, far from his native England and the….